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Il Formato Super 8

Published on 20 Febbraio 2012 by in Formati Video

Il Super 8 mm, più comunemente detto Super 8, è un formato cinematografico.
Formato introdotto da Kodak nel 1965, quando il mercato del cinema amatoriale era ormai in fortissima crescita in tutto il mondo. Improvvisati operatori dilettanti si divertivano a girare i loro film, sia a soggetto, sia puramente descrittivi delle loro vacanze o di avvenimenti pubblici. Uno di questi, molto famoso, è il filmato con cui Abraham Zapruder riprese, con la sua cinepresa 8 mm, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas.

 

L’8 mm (detto anche “Doppio 8”, perché la pellicola era in realtà una 16 mm e veniva tagliata longitudinalmente dopo lo sviluppo) utilizzato sino a quel momento forniva buoni risultati, ma non era di facile impiego. Il caricamento del film era manuale e doveva avvenire all’ombra o, ancora meglio, al buio. Richiedeva, inoltre (proprio perché la pellicola era in realtà a 16 mm), un doppio caricamento della cinepresa. Per questa ragione la Kodak iniziò a pensare di introdurre un nuovo formato di più facile utilizzo. I dirigenti della casa di Rochester individuarono due linee guida: il nuovo formato doveva essere contenuto in caricatori (oggi sarebbero definiti “cartucce”) e doveva impiegare in modo più razionale lo spazio disponibile sulla fettuccia di pellicola (sempre larga 8 mm).

Nacque così il Super 8 mm (aprile 1965). Rispetto all’8 mm le perforazioni erano più piccole, così da far guadagnare spazio al fotogramma (circa il 50% più grande: 5,36 mm x 4,01 mm contro 4,37 mm x 3,28 mm del formato precedente) e lasciare spazio per la colonna sonora magnetica (inizialmente la pellicola Super 8 venne però commercializzata in caricatori senza pista magnetica). Nei caricatori con pista magnetica (proposti al mercato solo qualche anno dopo) entrambi i lati del film ospitavano una sottile striscia di nastro magnetico, rispettivamente di 0,8 mm e 0,45 mm. La prima (pista principale) era destinata a ospitare la colonna sonora; la seconda (pista secondaria), che in origine era solo una “pista di compensazione” (aveva cioè lo scopo di evitare che lo spessore della pellicola fosse diverso sui due lati), venne in seguito usata come seconda pista audio stereo (in tal caso destinando la prima al canale sinistro, la seconda al canale destro di una registrazione stereofonica) o come pista supplementare per montaggi sonori (quando vennero messe in vendita cineprese in grado di registrare il suono in presa diretta sulla pista principale).

Con questo nuovo formato inoltre la Kodak standardizzò la ripresa a 18 ft/s (fotogrammi al secondo). Col precedente formato 8 mm le riprese venivano invece solitamente effettuate a 16 ft/s (la velocità di 18 ft/s era standard solo per le cineprese Bolex Paillard).

La Kodak inoltre decise di non mettere in commercio pellicole invertibili a colori tarate per due diverse temperature di colore della luce, luce diurna e luce artificiale di tipo A, come accadeva con le pellicole 8mm, ma solo per luce artificiale di tipo A. Le cineprese Super 8 dovevano perciò essere dotate di un filtro di correzione cromatica color ambra che consentisse le riprese anche in luce diurna.

Il caricatore Super 8 però aveva due difetti. Uno era dovuto al pressore, destinato a tenere fermo il film sul piano focale durante il funzionamento della cinepresa, che era stato incorporato nel caricatore, ed era di plastica. In tutte le cineprese prodotte sino a quel momento, di qualunque formato esse fossero, il pressore era in acciaio ed incorporato nelle stesse: ciò assicurava un’assoluta costanza nella resa e nella stabilità della messa a fuoco. Il secondo era dovuto al fatto che il caricatore non consentiva alla cinepresa di svolgere la pellicola indietro, rendendo così impossibile la dissolvenza incrociata. Solo quest’ultimo fu in seguito superato dall’ingegnosità dei progettisti di cineprese.

Questi difetti del caricatore Super 8 vennero risolti dalla Fujifilm col caricatore Single 8, che non ebbe però la stessa fortuna del Super 8. Infatti i fabbricanti di pellicole, salvo appunto la Fujifilm, adottarono il sistema Super 8.

Nonostante i difetti progettuali di fondo che ne hanno certamente limitato le prestazioni, il Super 8 è un formato comunque molto usato ancora oggi. Dopo un periodo di relativo oblio, causato dall’avvento delle telecamere per uso amatoriale, dalla seconda metà degli anni novanta il Super 8 è stato oggetto di una rinascita. Attualmente in commercio si trovano ancora pellicole, invertibili, negative, in bianco e nero e a colori. Esso viene adoperato, oltre che da vari cineamatori evoluti, da molti cineasti per produzioni indipendenti a basso costo, ma soprattutto per videoclip, filmati pubblicitari o scene d’azione ove l’operatore ha bisogno di una macchina piccola ed agile.

Adoperato in modo professionale costituisce una valida alternativa all’uso del 16 mm, anche considerando che la risoluzione del fotogramma Super 8 rimane superiore a quella di un segnale televisivo, pur se ad alta risoluzione. Ciò consente di girare in Super 8 e poi di riversare su nastro o DVD conservando il calore e la qualità di un master su pellicola, senza però sostenere gli alti costi pretesi dal 16 mm o, ancor peggio, dal 35 mm.

 

(Fonte Nonsolocinema)

 
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